Nei panni dello scrittore Abel Znorko e del giornalista Erik Larsen, gli attori Mario Bois e Paolo Tibaldi avranno a che fare con un testo dalle mille contraddizioni e variazioni, dando vita sin da subito ad uno scontro brutale, cinico e commovente che, tra autentica ironia, pietà e dolore, si perdono e ritrovano con abilità dialettica. Il loro scambio, ambizioso di verità, diventa poi confessione e mea culpa; ma ogni loro dichiarazione, confidenza, verità, viene ridimensionata da quella più importante, sconvolgente.
L’amore parla sempre a nome dell’amore, ma l’odio…
l’odio parla a nome di qualcosa d’altro
Come annunciato dal titolo, l’opera è caratterizzata da una metafora musicale, opera sinfonica di Edward Elgar, compositore inglese. Erik Larsen, reporter, chiede un’intervista ad Abel Znorko, Premio Nobel per la letteratura. Uomo molto bizzarro che vive su una piccola isola del mare di Norvegia, Abel passa il tempo componendo lettere per una donna che ama da ormai 15 anni. Il colloquio tra i due uomini e vibrante da subito fino all’ultimo, drammatico segreto. Il racconto di Schmitt è molto ben costruito. Inizia come una commedia per scoprirsi, nella seconda parte, un dramma che lascia il pubblico senza fiato.
Testo: E. E. Schmitt
Regia: Paolo Tibaldi e Mario Bois
Interpreti: Paolo Tibaldi e Mario Bois
Voce Fuori Scena: Roberta Belforte
Durata: 90 minuti (atto unico)